Cesar Brie

2022 PROSA
BIO

César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina.

Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca.
Si separa dalla Comuna nel 1975 e comincia a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio.
Nel 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, Nel 1978 scrive e mette in scena lo spettacolo A ​Rincorrere il Sole, assolo sul suicidio, che anticipa in modo spietato e doloroso la sconfitta del movimento di lotta.

Segue E Tentavano infine di scappare, sul tema dell’elettroshock, e  Ehi,  lavoro sul tema della morte, in collaborazione con Danio Manfredini.

Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret di Danimarca nelle vesti di autore, regista e attore. Tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba. Dirige e scrive Il Paese di Nod, che rappresenta insieme alla Rasmussen, sul tema dell’esilio.
Nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes. Con questo gruppo ha creato spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo: Romeo e Giulietta, Ubu in Bolivia, I Sandali del Tempo, Solo gli ingenui muoiono d’amore, Dentro un sole giallo, Fragile, Otra vez Marcelo, l’Iliade, L’Odissea.

Edita 5 numeri di una rivista  di studi teatrali e documentazione El tonto del pueblo (Lo scemo del villaggio)

César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino.

Pubblica nel 2007  in Bolivia, un romanzo autobiografico: La Vocación.​
Nel 2008 realizza due documentari in Bolivia: ​Umiliati e offesi e Tahuamanu su un pestaggio a campesinos e su un massacro nella giungla boliviana.

Oggi Cesar Brie è ancora in Italia come pedagogo, e come autore/attore con la ripresa del monologo Il mare in tasca (produzione Cesar Brie-Arti e Spettacolo) e con il suo nuovo monologo Albero senza ombra (produzione Fondazione Pontedera Teatro con la collaborazione organizzativa di Arti e Spettacolo). Karamazov, del 2012, prodotto dal ERT è stato nominato tra le tre migliori regie al premio UBU. Le ultime produzioni di Brie sono:

Il Vecchio Principe, (basato nel Piccolo principe ambientato in un geriatrico) InDolore (Sulla violenza domestica), e Viva l’Italia testo di Roberto Scarpetti messo in scena per il Teatro del Elfo.

​In Italia il suo lavoro è stato raccolto in 4 libri: ​César Brie e il Teatro de los Andes, della UBU LIBRI) e Dentro un Sole Giallo, IL Cielo degli Altri e L’Iliade del Teatro de los Andes, editi da Titivillus tutti a cura di Fernando Marchiori.​
Ci sono due documentari sul suo lavoro: ​

Dalle Ande agli Appennini di Giancarlo Gentilucci e La Hacienda del Teatro di Reinhardt Manz.

120 KG DI JAZZ

Produzione: Arti e Spettacolo / César Brie
Organizzazione: Tiziana Irti

 

SINOSSI

Ciccio Méndez vuole entrare a una festa per vedere la sua innamorata (che non sa di esserlo). Decide così di fingersi contrabbassista del gruppo jazz che allieterà la serata. Méndez non sa suonare il contrabbasso, ma con la sua voce da uomo delle caverne imita alla perfezione il suono delle corde.
Dovrà riuscire a sostituire il vero contrabbassista del gruppo e a nascondere a tutti la propria incapacità di suonare lo strumento.
Dietro questo racconto si celano tre amori: l’amore non corrisposto per una donna per la quale si finirebbe all’inferno; l’amore per il jazz, che aiuta Ciccio Méndez a sopportare la sua immensa solitudine, e l’amore per il cibo, nel quale Ciccio trova brevi e appaganti rifugi e consolazioni.
Ciccio Méndez non è mai esistito. Nasce dalla cattiva abitudine di due amici robusti che ho perso di vista i quali, seduti ai miei fianchi in una classe del Colegio Nacional Sarmiento a Buenos Aires, mi facevano fare la parte del prosciutto nel panino, schiacciandomi in mezzo a loro.

César Brie

Pensare la scena – laboratorio teatrale con Cesar Brie

SINOSSI

PENSARE LA SCENA

Dire di sé per dire degli altri. Riconoscere, rivedere, l’io e il noi.

Laboratorio con Cesar Brie

 

Cerco di far riflettere attraverso esercizi, sugli elementi che formano la scena e la presenza di uomini, oggetti e tempo sulla stessa. Insegno a improvvisare, cioè, a stare in scena in modo sereno, calmo. A osservare e dialogare con gli altri. A raccontare, trovare le proprie parole per dire quello che si vuole dire. A dialogare con l’altro. Chiamo sempre il mio lavoro pedagogico Pensare la Scena. Credo che l’unica cosa che valga la pena di trasmettere a dei giovani sia motivarli a fare il proprio teatro. A riflettere sugli elementi che compongono il teatro: l’attore, lo spazio, gli oggetti, la drammaturgia e unirli in un pensiero coerente e personale attraverso metafore, immagini, allegorie visive e azioni. Non cerco di insegnare qualcosa di nuovo ma qualcosa che spesso si trascura all’inizio di ogni percorso. Chiedo di ripartire da un altro luogo. Non dalle tecniche imparate e la sicurezza acquisita, ma dalle persone che, con quelle tecniche e nuove sicurezze, si trovano in uno spazio scenico inteso come una soglia: un passaggio tra il personale e l’universale, tra l’intimo e il plurale, tra la finzione e l’onestà. La scena è uno luogo dove bisogna rifarsi ogni volta, tutte le domande.

César Brie

La Ballata del Pioppo Carolina – esito di laboratorio a cura di Cesar Brie

SINOSSI

a cura di Cesar Brie, con gli allievi del laboratorio Pensare la scena svolto durante Mercurio ’22.