BIO
Chiara Bersani è una performer e autrice italiana attiva nell’ambito delle Performing Arts, del teatro di ricerca e della danza contemporanea. Sia come interprete che come regista/coreografa si muove attraverso linguaggi e visioni differenti. I suoi lavori, presentati in circuiti internazionali, nascono come creazioni in dialogo con spazi di diversa natura e sono rivolte prevalentemente a un pubblico “prossimo” alla scena. La sua ricerca come interprete e autrice si basa sul concetto di Corpo Politico e sulla creazione di pratiche volte ad allenarne la presenza e l’azione. L’opera “manifesto” di questa ricerca è Gentle Unicorn, performance inserita nel circuito Aerowaves.
Per il rigore nell’incarnare questo studio le viene attribuito il Premio UBU come miglior nuova attrice / performer under 35 del 2018.
Nell’agosto 2019 durante l’Edimburgh Fringe Festival Gentle Unicorn e Chiara Bersani vincono il primo premio per la categoria danza del Total Theatre Awards.
Chiara Bersani è artista sostenuta dal circuito Apap – Advancing Performing arts project – Feminist Future fino al 2024.
SEEKING UNICORNS
Ideazione, Creazione e Azione Chiara Bersani
Musiche F. De Isabella
Direzione tecnica Valeria Foti
Consulenza Drammaturgica Luca Poncetta
Dramaturg Gaia Clotilde Chernetich
Coach Marta Ciappina
Mentoring Alessandro Sciarroni
Occhio Esterno Marco D’Agostin
Organizzatrice di Produzione Eleonora Cavallo
Cura e Promozione Giulia Traversi
Consulenza Amministrativa Chiara Fava
photo in copertina di Roberta Segata
produzione Associazione Culturale Corpoceleste_C.C.00# co-produzione Santarcangelo Festival, CSC – Centro per la Scena
Contemporanea (Bassano del Grappa) creazione realizzata presso le residenze artistiche Centrale FIES (Dro, Trento), Graner
(Barcellona), Carrozzerie | N.o.T. (Roma), Gender Bender Festival (Bologna),
CapoTrave/Kilowatt (Sansepolcro)
SINOSSI
Dell’Unicorno non si sa nulla. Le sue radici si sono perse nel susseguirsi di generazioni d’esseri umani distratti. Forse tutto è nato da un fraintendimento, dall’interpretazione sbagliata di manufatti coniati in India durante l’Età del Bronzo. Qui appariva una sorta di bue, raffigurato di profilo, avente un solo corno. Gli storici ritengono che, data l’iconografia bidimensionale dell’epoca, il secondo corno potesse essere semplicemente nascosto dal primo. Eppure bastò lo scritto di Ctesia di Cnido,
storico dell’antica Grecia, in cui si narrava di un incontro con questo animale durante un viaggio in India, per dare vita ad una creatura dalle fragili origini. Cosa succede se nell’immaginario collettivo appare una figura dai tratti mitologici eppure orfana di un mito che ne motivi e descriva l’esistenza? Nasce un simbolo. Fragile. Sradicato. Perfetta vittima sacrificale per chiunque desideri riempirlo di significati. Così l’Unicorno ha cambiato nei secoli forma (“bue con un solo corno”; “un misto tra un cavallo e un asino”; “un cavallo con la barba, gli zoccoli da capra e la coda leonina”…), padri (da creatura pagana a simbologia papale), significati (da magico guaritore a custode della castità e della purezza delle fanciulle a difensore dell’ideologia cattolica dall’invasione turca…) fino a diventare un’icona pop contemporanea. L’Unicorno, creatura senza patria e senza storia, è stato usato e abusato dall’essere umano, privato del diritto di parola. Ora io desidero risarcirlo dei torti subiti.
Regalargli una storia, un amore, una scelta.