BIO
F. De Isabella nasce a Milano nel 1984.
Dopo il diploma in Ripresa e Fotografia presso la Scuola Civica di Cinema di Milano, nel 2009 co-fonda il collettivo milanese Strasse gruppo che si è mosso in ambito performativo nello spazio pubblico per dieci anni. Parallelamente a Strasse si occupa di djing dal 2007 con lo pseudonimo di ubi broki e organizza party con matrice electro-romantic-queer. Ha collaborato in Italia e all’estero tra gli altri con: Far festival des art vivant (CH), Vooruit Kunstencentrum (BE), Festival de Marseille (FR), Santarcangelo Festival (ITA), Short Festival (ITA), Triennale di Milano (ITA), Centrale Fies (ITA). Negli ultimi anni ha curato il suono dei lavori di Giorgia Ohanesian Nardin, Chiara Bersani, Titta Raccagni e il collettivo Mine e ha collaborato come dj con Cristina Crystal Rizzo e Daniele Ninarello presentandolo a: Kampnagel (DE), Rencontres choregraphiques (FR), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo (CO), Black Box Teater (NO), HAU Hebbel am Ufer (DE), IETM (Madrid), Alkantara Festival – Teatro Nacional D. Maria II (PT). Con altr_ artist_ da qualche anno si interroga partendo dalla necessita e dal desiderio di mettere in discussione dinamiche, approcci e domande sulle pratiche di produzione artistica da un punto di vista transfemminista e queer.
Nel 2021 presenta a Centrale Fies “DICIOTTANNI” la prima parte del suo nuovo lavoro come autore che debutterà nel 2022.
DICIOTTANNI
Creazione F. De Isabella con Raffaele Tori
suono F. De Isabella
libro F. De Isabella
scene/ricerca F. De Isabella, Raffaele Tori
graphic design Alessandra De Isabella
domande Giorgia Ohanesian Nardin
traduzione Giorgia Ohanesian Nardin
promotion and care Giulia Traversi
con il supporto di Centrale Fies – Art work space (TN), Associazione Culturale VAN (BO), La Conigliera (TV), Base (MI), Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | Progetto Prender – si Cura (RM), Ateliersi (BO)
SINOSSI
(…) invece adesso ho capito che non sono io a non andare bene ma sono io che devo spingere lo spazio perché accolga anche me. non mi piace l’idea che sia necessario spingere, o dover spingere, ma è anche vero che a volte si confonde lo spingere con l’affermare. affermare è una parola che mi fa sempre un po’ paura perché parla anche di una specie di rigidità che non mi appartiene rispetto al tema di me, invece scopro che è una bella parola, ma difficile da dire, che nasconde sempre qualcosa, ma qualcosa anche di bello, nasconde non perché non sia verità ma magari proprio perchè la verità sta li, nella domanda, costante, di quello che siamo, che vorremmo essere, che pensiamo di essere, che abbiamo intuito di essere. allora quando sono andat_ via alla fine sono stat_ solo/a, facendo un po’ finta di n o n e s s e r l o .
(F. De Isabella, D I C I O T T A N N I, Italia, 2018)
D I C I O T T A N N I nasce da una raccolta di parole che noi chiamiamo libro.
Per sua natura questo libro non è fatto per essere letto in solitudine, in uno spazio privato, né tenuto su uno scaffale, proprio perché non è un libro. Necessita quindi dell’ingresso e della costruzione di uno spazio in cui possa essere condiviso.
DICIOTTANNI è un insieme di fatti, un accadimento fisico, e anche un dejavu.
DICIOTTANNI non ha la possibilità di rimanere fisso, questa non è una scelta m a l a m a n i f e s t a z i o n e d i u n a conseguenza, il risultato del tempo che sta passando, proprio ora, anche qui, in un esercizio di ascolto. Che cosa succede quando ci si ritrova improvvisamente a misurare le distanze, le parole che abbiamo usato, le forme che ci ritroviamo a d d o s s o . E ’ u n a q u e s t i o n e d i appartenenza?