Roberta Lidia De Stefano

2023 PROSA
BIO

Roberta Lidia De Stefano, performer e attivista diplomata alla Scuola d’Arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Interprete di “Kassandra” testo di Sergio Blanco, regia di Maria Vittoria Bellingeri; pièce di cui firma anche le musiche originali (produzione ERT- Teatro Nazionale 2022/ anteprima al Campania teatro Festival 2021). Suona il pianoforte e il sassofono è una mezzosoprano drammatico. Nel 2015 è stata segnalata al “premio Hystrio alla vocazione”. È socia fondatrice della compagnia Le Brugole, vincendo il premio “Scintille” Asti Teatro 38, con “Metafisica dell’amore”. Dal 2013 ad oggi, collabora con scene indipendenti e con ERT in produzioni internazionali: “Le memorie di un pazzo” e “La Tartaruga” di Levan Tsuladze, “Work in progress” di Gianina Cârbunariu; “La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat” di Nanni Garella. Nel 2021 porta in scena “I monologhi della vagina”, regia di Emanuela Giordano (produzione Teatro “Franco Parenti”, Milano) La sua canzone-manifesto contro il femminicidio- “Iodecidio”, è stata inserita nella colonna sonora della serie tv belga “La Theorie du Y”. Collabora con “Chora media”, dando la voce a svariati loro progetti. Vince la menzione d’onore al “Premio Eleonora Duse” 2022 come attrice di teatro e personalità femminile emergente dell’anno. Vince il premio “Carnevale” -Calabria cultura 2023- destinato alle eccellenze del territorio, per meriti e riconoscimenti in Italia e all’estero. La sua natura è versatile e nel suo lavoro confluiscono vari generi, senza preclusioni. Dai classici ai contemporanei, ha un particolare interesse verso la biopolitica del corpo e della voce. Tiene laboratori di formazione sulle discipline di canto e teatro, nelle scuole e nelle accademie. Vincitrice del premio “Mariangela Melato” 2023  assieme al collega Alessandro Averone – Hystrio festival 2023- Teatro Elfo Puccini, Milano- Anna Melato Fondazione Mariangela Melato-

Alexandre Roccoli ha debuttato a Berlino al Berghain Club, appena inaugurato nel 2005, dove ha realizzato l’opera elettronica After Hours con 18 ballerini. Questi anni trascorsi a Berlino all’interno della scena elettronica saranno fondamentali per l’immaginario dei suoi lavori e per le sue future collaborazioni, che conduce con musicisti e dj. Ha chiamato Ellen Allien per lo spettacolo Drama Per Musica presentato al Centre Pompidou, Chloé per uno spettacolo presentato al Radialsystem di Berlino, o più recentemente Pantha Du Prince, Jeff Mills o Deena Abdelwahed. Nel mondo della moda e del cinema, collabora al fianco di Bruce LaBruce, Bernard Wilhelm, Sébastien Meunier e Goran Pejkovski per Martin Margiela e Asha Mines di Rick Owens. Dal 2010 Alexandre Roccoli sviluppa una ricerca plastica e coreografica su antichi gesti artigianali, ormai perduti o resistenti all’oblio. Attraverso le creazioni Empty picture (2013), Longing (2014), Weaver Raver (2015) o Weaver Quintet (2017), il coreografo ha così riunito il materiale per un quadro visivo e sonoro sul mondo dei tessitori con persone affette da Alzheimer.

DI GRAZIA – la voix du patron

Ideazione, regia e drammaturgia 

Alexandre Roccoli e Roberta Lidia De Stefano 

con 

Roberta Lidia De Stefano 

Luci, scene e costumi 

Alexandre Roccoli 

Composizioni e drammaturgia musicale 

Benois Bouvot, Roberta Lidia De Stefano, Alexandre Roccoli 

Produzione 

ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione/ Teatro Nazionale; A Short Term Effect; Espace des arts/ Scène nationale de Chalon-sur-Saône.

Foto di scena 

Serena Serrani 

 

SINOSSI

Di Grazia “la voix du patron” è una performance musicale sull’abuso di potere, che altera le coscienze. La ricerca affonda le sue radici in un Sud antico e rurale, “cicatrizzato”, patria delle “tarantolate”, delle lavoratrici nei campi di tabacco, di “ex voto”; dove echeggiano canti di lavoro e di speranza. A questo paesaggio, si aggiunge la guerra: alle violenze e allo sfruttamento, si affianca il desiderio di emancipazione e indipendenza. Come un’autopsia -“Di Grazia”- riapre ferite storiche universali. In questo viaggio “a corpo aperto” ci prendiamo cura di queste ferite, rievocandone la memoria collettiva nel presente; dove il trittico -lavoro-potere-violenza- resta ancora una maglia stretta attorno ai corpi dei più « fragili ».