Tindaro Granata

2022 PROSA/FORMAZIONE
BIO

Tindaro Granata nasce a Tindari (ME) Il suo percorso teatrale inizia nel 2002 con Massimo
Ranieri, con il ruolo di co-protagonista in “Pulcinella”.
Nel 2007 incontra Carmelo Rifici, col quale inizia un felice sodalizio che lo porta a lavorare in
diversi spettacoli per Piccolo Teatro di Milano, per il festival del Dramma Antico di Siracusa, per il LAC di Lugano e infine con Proxima Res, associazione della quale diventa direttore artistico.
In veste di drammaturgo/regista/attore Tindaro Granata esordisce nel 2011 con Antropolaroid, uno spettacolo sulla storia della sua famiglia, in cui recita interpretando tutti i personaggi della storia. Per questo spettacolo, recitato in buona parte in dialetto siciliano, riceve la “Menzione speciale” al concorso “Borsa Teatrale Anna Pancirolli”, vince il Premio “ANCT 2011” dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro come “Miglior spettacolo d’innovazione” e il premio “FERSEN” in qualità di “Attore creativo”. In dieci anni lo spettacolo ha toccato più di 300 repliche in tutta Italia.
Nel 2013, mette in scena Invidiatemi come io ho invidiato voi col quale, ispirandosi a un fatto di cronaca, affronta un tema difficile come quello dell’abuso sessuale dei minori. Con questo spettacolo, Tindaro riceve il premio Mariangela Melato con “Miglior attore emergente”. A questo seguiranno il Premio “FERSEN” per la “Miglior regia”, il Premio “ENRIQUEZ” per “Drammaturgia per l’impegno civile” e il Premio internazionale “Orgoglio Siciliano nel mondo”.
Nel 2016 debutta il suo terzo spettacolo, Geppetto e Geppetto. Con questa storia, all’indomani dell’approvazione della legge Cirinnà, Tindaro Granata affronta a modo suo il tema della stepchild adoption. Nel gennaio di quest’anno allo spettacolo viene conferito il Premio UBU 2016 come “Miglior novità o progetto drammaturgico”, cui segue, in ordine cronologico, il premio HYSTRIO Twister 2017 come “Miglior Spettacolo dell’anno” e il Premio “FRANCO ENRIQUEZ”.
È diretto da diversi registi tra i più importanti del Teatro Italiano: Serena Sinigaglia, Andrea Chiodi e Leonarod Lidi. Prosegue intanto l’attività come drammaturgo e scrive il testo dello spettacolo Dedalo e Icaro con la regia di Francesco Frongia e Giacomo Ferraù.

CRESCENTE – il rito del pane

a cura di Tindaro Granata

 

SINOSSI

Esito dell’omonimo Laboratorio.

Non è un corso per panificatori e non è una performance, ma è la scelta di partecipare e conoscere i segreti di questa nobile arte, dove la manualità dell’impasto di farine, acqua e “u criscenti” (il lievito madre) è l’occasione per diventare custodi consapevoli di un antico lavoro umano, che si ripete
e si tramanda dai tempi dei tempi.
Tindaro racconterà la differenza tra il pane antico e quello moderno; l’origine del lievito e la sua gestione; parlerà delle farine antiche e di quelle di oggi; si impasterà insieme; si riscoprirà la grande intelligenza del nostro corpo nel riconoscere il proprio impasto e si praticherà la lentezza del gesto del fare, l’attesa e la gioia di nutrirsi della propria opera d’arte, il proprio pane.
Parlare, scoprire, raccontare, confrontarsi, ridere, divertirsi, gioire, ricordare: questo accadrà per chi sperimenterà l’antico rito del fare il pane. I partecipanti sono invitati a fare un’esperienza profonda di
creazione, che genera pace, durante la quale si diventa protagonisti del tempo dell’impasto, “lievitando” parole buone come il pane.

Crescente_il rito del pane – Laboratorio di Tindaro Granata

Non è un corso per panificatori e non è un laboratorio teatrale, ma è la scelta di partecipare e conoscere i segreti di questa nobile arte, dove la manualità dell’impasto di farine, acqua e “u criscenti” (il lievito madre) è l’occasione per diventare custodi consapevoli di un antico lavoro umano, che si ripete e si tramanda dai tempi dei tempi. Tindaro racconterà la differenza tra il pane antico e quello moderno; l’origine del lievito e la sua gestione; parlerà delle farine antiche e di quelle di oggi; si impasterà insieme; si riscoprirà la grande intelligenza del nostro corpo nel riconoscere il proprio impasto e si praticherà la lentezza del gesto del fare, l’attesa e la gioia di nutrirsi della propria opera d’arte, il proprio pane. Parlare, scoprire, raccontare, confrontarsi, ridere, divertirsi, gioire, ricordare: questo accadrà per chi sperimenterà l’antico rito del fare il pane. I partecipanti sono invitati a fare un’esperienza profonda di creazione, che genera pace, durante la quale si diventa protagonisti del tempo dell’impasto, “lievitando” parole buone come il pane.